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di LUCIANO ZANARDINI 02 feb 2018 14:37

#Italiaripensaci

Un mondo libero dalle armi nucleari, forse, è ancora lontano, ma è sempre meno irrinunciabile. Per il momento l’hanno capito solo 122 Stati (compresa la Città del Vaticano), ma non l’Italia. La campagna (#Italiaripensaci) portata avanti da Mayors for peace (Sindaci per la pace) ha raggiunto intanto l’adesione di 500 Comuni (29 nel Bresciano perché nelle ultime ore si sono aggiunti Brescia e Cevo)

Un mondo libero dalle armi nucleari, forse, è ancora lontano, ma è sempre meno irrinunciabile. Per il momento l’hanno capito solo 122 Stati (compresa la Città del Vaticano), ma non l’Italia. La Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) ha avuto un ruolo determinante, e grazie a questo ha ottenuto il Premio Nobel per la Pace, nel fare nuovamente luce sulle catastrofiche conseguenze delle armi nucleari. Il trattato sulla proibizione delle armi nucleari (adottato dalle Nazioni Unite il 7 luglio 2017) vieta categoricamente le peggiori armi di distruzione di massa e traccia un percorso chiaro verso la loro eliminazione. Il movimento che ha proposto il trattato sulla proibizione delle armi nucleari raccoglie sempre più consensi. Rilanciare questo impegno nella città che ha dato i natali a Paolo VI è importante come ha sottolineato il sindaco Del Bono. “Siamo in un luogo dove l’idea di pace attiva può avere una grande risposta. Qui operano molte organizzazioni e realtà che hanno fatto una semina positiva negli anni”.

Daniel Högsta, coordinatore del network globale di ICAN, invitato nell’ambito delle iniziative del Festival della pace coordinato da Laura Parenza, ha ribadito che, quando si parla di nucleare, bisogna “rimettere al centro la questione umana: è questa, infatti, la forza motrice del dibattito”. Se abbiamo avuto il coraggio di trovare uno strumento giuridico per la messa al bando delle armi chimiche, delle bombe a grappolo o delle mine antiuomo, è necessario, ora più che mai, adottare uno strumento giuridico per il disarmo nucleare. “Non è solamente un atto simbolico, ma ha il potere di dire che le armi non sono eticamente accettabili”. Il Comitato del Premio Nobel aveva sottolineato proprio questo aspetto di ICAN: la capacità di offrire un’alternativa democratica che ha coinvolto la comunità civile. Se mai è esistito il momento storico giusto, in cui gli Stati hanno l’obbligo morale di dichiararsi contrari alle armi nucleari, quel momento è adesso.

La situazione internazionale sgombra il campo anche dagli equivoci e dagli alibi: “Non esistono più le buone politiche o le mani sicure in grado di gestire le armi”. Per non parlare della questione sicurezza: molte testate hanno una tecnologia ormai obsoleta e sono a rischio attacchi informatici.

Oggi, nel mondo, sono nove gli Stati (Usa, Cina, Russia, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord) che detengono armi nucleari. Sappiamo bene che l’Italia, nelle basi di Aviano e di Ghedi, ospita testate nucleari. In queste ore è circolata una fotografia, ripresa dalla pagina Facebook non ufficiale del Sesto Stormo Ghedi "Diavoli Rossi”, che riprende il missile a testata nucleare B-61 installabile sul Tornado. Solo per la sorveglianza delle testate di Ghedi, l’Italia ha stanziato 23 milioni di euro. Nelle classifica delle spese militari, l'Italia è all’11° posto: precede la Turchia (16°), Israele (17°) e l’Iran (24°). Il governo spende l’1,4% del Pil (la Germania, la Spagna e l’Olanda si fermano all’1,2%) pari a 25 miliardi di euro annui. Nell’ultima legislatura, è questo quello che emerge dal secondo Rapporto MIL€X 2018, la spesa è cresciuta del 9%. Per Francesco Vignarca (Rete Disarmo) è arrivato il momento di chiedere all’Italia di ritornare sui suoi passi. Anche per questo le città, le comunità, le associazioni, sono chiamate a esprimere la loro diplomazia. La campagna (#Italiaripensaci) portata avanti da Mayors for peace (Sindaci per la pace) ha raggiunto intanto l’adesione di 500 Comuni (nelle ultime ore si sono aggiunti Brescia e Cevo).

Il nostro territorio non è e non può essere sordo a questo richiami. Lo deve alla sua storia che ha visto movimenti (Pax Christi e Focolari su tutti), parrocchie e associazioni (l’Azione Cattolica e gli Scout) da sempre in prima linea per la pace. L’auspicio è nelle parole di Daniel Högsta: “Spero davvero che la vostra tradizione di attivismo si estenda sempre di più anche a livello globale”. A onore del vero, questa sensibilità, soprattutto per quanto riguarda le parrocchie, si è un po’ smarrita, ma non è mai tardi per ritornare a essere davvero protagonisti su questi temi.

LUCIANO ZANARDINI 02 feb 2018 14:37