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di GIANCARLO PARIS 01 feb 2018 08:39

L'amore più grande

Oggi se c’è una piaga nella vita consacrata non è il calo numerico, ma l’indebolimento dell’amore e dell’amare. E come scrive Georges Bernanos nel “Diario di un parroco di campagna”: “Il peccato, signora, è non amare più!”

Parlare della vita consacrata oggi. Cosa dire se è già stato detto tutto e di più? L’amore più grande, è questa la risposta. Anche questa è già stata detta e ribadita più volte ma si tratta anche della sua essenza, di una costante che ritorna sempre. Non intendiamo sminuire l’amore delle altre vocazioni ma è così, lo diciamo senza presunzione ma come schiacciati da questa responsabilità e dal suo compito.

Suor Carol è libanese. Cresciuta nei conflitti tra cristiani e musulmani, aveva lasciato il suo Paese e aveva studiato in Germania. Poi aveva deciso di dare la sua vita a Gesù. Mentre si accingeva a scrivere i voti la mano prosegue da sola e rileggendo rimane colpita da ciò che trova scritto: “Signore Gesù, sacrifico la mia vita e la mia morte per la salvezza dei miei fratelli e delle mie sorelle dell’Islam”. All’inizio pensa che il Signore le chieda di vedere nei musulmani dei fratelli da amare. Tornata in Libano si occupa dei poveri e per lo più sono di religione musulmana. Curando le loro ferite morali e materiali impara ad amarli. Poi si trasferisce in Siria nella comunità religiosa fondata da padre Paolo a Deir Mar Musa, dove musulmani e cristiani meditano insieme e pregano in silenzio. L’Isis la obbliga a spostarsi in Italia, ancora nel monastero di Cori (Latina) ospita 18 profughi tutti musulmani. Capisce allora ciò che lo Spirito le ha fatto scrivere il giorno della professione: era chiamata a passare dall’odio all’amore attraverso l’esperienza della consacrazione, cioè di un amore più grande. Un giorno parlando con un musulmano lui stesso le ha detto: “Voi cristiani siete da ammirare per l’amore più grande che vivete”. Ecco nella storia di suor Carol c’è la storia della vita consacrata e la sua peculiarità. Santa Teresina di Lisieux non confinò il suo amare nella clausura e fu scelta come patrona delle missioni. Questo amore più grande lo dicono le vite dei santi e delle sante religiose bresciani, un amore che si è preso cura delle piaghe della storia a loro contemporanea. L’amore più grande è quello di Cristo che entra nelle case dei peccatori e entra nel territorio pagano.

Oggi se c’è una piaga nella vita consacrata non è il calo numerico, ma l’indebolimento dell’amore e dell’amare. E come scrive Georges Bernanos nel “Diario di un parroco di campagna”: “Il peccato, signora, è non amare più!”.

Il messaggio della vita consacrata è questo: insegnare a questo povero mondo che esiste un Amore più grande di tutti che ci spinge ad amare sempre di più.

GIANCARLO PARIS 01 feb 2018 08:39