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Brescia
di LUCIANO COSTA 01 ago 2019 10:15

Le vacanze secondo me

Il peggior modo per vivere la vacanza è quello di mettere in ferie, o lasciare vacante se preferite, il cervello. Nell’eventualità, tutt’altro che remota, di essere risucchiati in questo vortice vacanziero, converrà mettere per iscritto che in caso di fuga ingiustificata intendete essere, con le buone o con le brusche, aiutati a recuperare in fretta l’uso del comprendonio

Il peggior modo per vivere la vacanza è quello di mettere in ferie, o lasciare vacante se preferite, il cervello. Nell’eventualità, tutt’altro che remota, di essere risucchiati in questo vortice vacanziero, converrà mettere per iscritto che in caso di fuga ingiustificata intendete essere, con le buone o con le brusche, aiutati a recuperare in fretta l’uso del comprendonio. Fatto questo, la vacanza potrebbe riservare piacevoli sorprese: potremmo riscoprire il valore del silenzio e, insieme, come un buon silenzio non sia soltanto un riparo dai rumori stressanti, ma il modo più congeniale per porsi in quell’atteggiamento di ascolto che, come dicono gli esperti, “promuove il benessere della mente e del corpo”.

Poi, siccome le vacanze, ovviamente se intese come spazio temporale in cui il pensiero resta dominante, sono l’unico periodo in cui è possibile giudicare con tutta calma e sincerità (come fanno generalmente i filosofi, almeno fin quando riescono a stare lontani dalle luci della ribalta), serviamoci di calma e di sincerità per delineare e valorizzare il meglio che ci circonda o, anche, per andare verso e oltre l’infinito. Questo aspetto solenne della vacanza, sempre che esista e sia visibile, dice che questa è un’occasione per far emergere il lato più serio di una persona. Il dubbio, però, è che in circolazione, di persone disposte a mettere in vista il loro lato più serio ve ne siano davvero poche.

L’altra faccia della vacanza, la più praticata, esclude il pensiero e mette in vista il nulla, elimina la moderazione ed evidenzia l’esibizione, esclude la riflessione e predilige l’ovvietà, vanta il possedere e critica il concedere, dà credito ai si dice e (vivaddio) evita accuratamente, anche solo per sfizio, di verificare fino a che punto sono ammissibili e umanamente accettabili, vede i pericoli ma li considera, come la stupidità, parte del paesaggio. Capisco il pericolo. ma sarebbe forse opportuno dar credito e fare quel che Solone diceva e raccomandava di fare al ricchissimo re di Lidia: “Quidquid agis, prudenter agas et respice finem”, Vale a dire: “Qualsiasi cosa tu faccia, falla saggiamente e bada a come finirà”. È il destino della vacanza, che adesso c’è e che domani è già finita. Resta da definire, possibilmente senza sentirsi troppo in colpa, a quale tipo di vacanza aspiriamo e vogliamo appartenere, ma anche di che pasta è fatta la vacanza sognata. Se lo scoprite, tutto il resto sarà soltanto il puro esercizio verbale di un’opinione.

LUCIANO COSTA 01 ago 2019 10:15