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di SAVIO GIRELLI 31 gen 2019 09:25

Per chi suona la campana

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Sembra una novità, nel cuore della vecchia Europa, la recente istituzione del Vescovo di Bolzano di un corso per formare laici a presiedere le esequie. Il problema è risaputo: mancano preti

Se nella nostra diocesi, da anni, non è più un’eccezione ricevere l’Eucarestia dalle mani di un laico,

in altre non è una rarità incontrare “ministri della consolazione”, ovvero, laici debitamente formati all’accompagnamento umano e spirituale dei sofferenti, nelle corsie ospedaliere. Nelle terre di missione, invece, è abituale che un funerale venga presieduto da una suora o da un catechista laico.

Sembra invece una novità, nel cuore della vecchia Europa, la recente istituzione del Vescovo di Bolzano di un corso per formare laici a presiedere le esequie. Il problema è risaputo: mancano preti. Non soltanto per il rito funebre, ma anche per la preparazione, la vicinanza alla famiglia, l’aiuto all’elaborazione del lutto. Ecco allora, l’istituzione di un nuovo ministero a servizio dei fedeli, secondo la più antica prassi cristiana, che porterà i fedeli a chiedersi, non tanto “per chi” suona la campana, ma “chi” suona la campana. Non v’è dubbio che il funerale presieduto da un laico, che prevede solo la liturgia della Parola, formule benedizionali, preghiere, corre il rischio di configurarsi, agli occhi degli osservatori, come un funerale di “seconda classe”, rispetto ad un funerale presieduto da più sacerdoti. Oppure, assimilabile ad un funerale con rito civile, senza radicamento al Mistero Pasquale. Per dei fedeli abituati alla vita liturgica, invece, non sarà un grosso problema, giacché il simbolo rituale agisce in caso di morte quando prima ha agito in caso di vita.

Ad ogni modo, la possibilità che la liturgia funebre possa essere presieduta da un laico è prevista dal Rito delle esequie già dal 1974 che potremmo, a ragione, definire profetico. Infatti la liturgia funebre prevede tre tipologie rituali che non necessariamente comprendono la celebrazione eucaristica. Probabilmente, col passar del tempo, il provvedimento preso a Bolzano varcherà i confini dell’Adige fino a raggiungere le diocesi lombarde. Tale provvedimento testimonia però la premura pastorale della Chiesa, un appello alla corresponsabilità che discende dal sacerdozio universale del battezzato e che il nostro Paese è tornato ad essere terra di missione con un gregge senza pastori. Quanto alla novità della prassi liturgica che ci attende, affermava Adrien Nocent, uno dei maggiori esperti di liturgia, che “se la chiesa è semper reformanda, sempre alla ricerca di una più grande fedeltà al suo Signore, allora anche la sua liturgia, espressione iconica della sua vita in Cristo, sarà semper reformanda.

SAVIO GIRELLI 31 gen 2019 09:25