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Brescia
di GUIDO COSTA 23 gen 2020 15:16

Persone oltre le cose

Il messaggio del colosso italiano (Conad) della grande distribuzione che si è comprato l’intera rete distributiva nazionale dei francesi di Auchan è chiaro: “Noi non siamo come gli altri”. Una comunicazione terribilmente indigesta per i 700 lavoratori bresciani ex Auchan (a livello nazionale più di 3.000) che ad oggi non sanno che fine lavorativa faranno

“Per noi comprendere viene prima di vendere. Nessun uomo è un’isola. Neanche un supermercato lo è”. Immagine di gruppo, narratore in primo piano con maglioncino aziendale, slogan: “Persone oltre le cose”. Stando alla pubblicità, quello di Conad è davvero il migliore dei mondi possibili. Il messaggio del colosso italiano della grande distribuzione che si è comprato l’intera rete distributiva nazionale dei francesi di Auchan è chiaro: “Noi non siamo come gli altri”. Una comunicazione terribilmente indigesta per i 700 lavoratori bresciani ex Auchan (a livello nazionale più di 3.000) che ad oggi non sanno che fine lavorativa faranno. Che non ci si potesse fermare al compiacimento campanilistico del marchio italiano che scaccia i transalpini, qualcuno l’aveva capito da subito. “Alla speranza che la nuova proprietà porti fuori dalla crisi in cui versavano da anni i punti vendita di Auchan e Simply – confidava un sindacalista della Cisl – si accompagna la preoccupazione di un interlocutore polverizzato. Conad infatti non è una società unica ma un marchio in cui si riconoscono 6 grandi cooperative a loro volta partecipate da tanti piccoli imprenditori: come gestiranno i nodi dell’acquisizione, che non sono pochi, è impossibile dirlo”. A costringere i francesi a mollare la presa sul mercato italiano sono state scelte di strategia commerciale e di organizzazione rivelatesi fallimentari. Ma quando si compra a buon prezzo, inevitabilmente si porta a casa il brutto e il bello, punti vendita efficienti e produttivi insieme a punti vendita con minori profitti in attesa da anni di essere riorganizzati. Eppure la bilancia della novità ha oscillato a lungo più verso l’ottimismo che il pessimismo. Almeno fino a quando Conad ha comunicato il cronoprogramma del cambio di insegne. A quel punto è apparso chiaro che “le cose venivano prima delle persone”. Inutile far notare che la distanza tra propositi e realtà diventa un baratro. Il “mass-market” conosciuto fino a ieri – spiegano i guru della grande distribuzione – è destinato a tramontare, i ruoli si stanno mischiando, i produttori potranno fare i distributori e viceversa. Insomma, non solo e-commerce e innovazione tecnologica. Difficile pensare che consumatori accarezzati e blanditi con massicce dosi pubblicitarie di buoni sentimenti prendano le difese dei lavoratori. La speranza è nella presa di posizione delle istituzioni e nella capacità della politica di fare il suo lavoro: la mediazione. Nell’interesse generale.

GUIDO COSTA 23 gen 2020 15:16