lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di ADRIANO BIANCHI 20 set 2019 09:45

Renzi e il rischio partitini

Qualcuno potrebbe chiamarla spregiudicatezza, altri visione. Qualcun’altro coraggio oppure ennesimo atto di arroganza politica

Qualcuno potrebbe chiamarla spregiudicatezza, altri visione. Qualcun’altro coraggio oppure ennesimo atto di arroganza politica. Di certo c’è che, a pochi giorni dalla nascita del governo giallo rosso, Matteo Renzi, dopo aver spinto il Pd di Zingaretti nelle braccia di Di Maio, ha lasciato il partito per fondare “Italia viva”. Si è così risolta con una rottura la sindrome di Matteo l’intruso, il rottamatore della “ditta” che alla fine ha gettato la spugna. “Il Pd non può cambiare, − dice − resterà ostaggio delle correnti interne. Mi interessano le idee e la visione che non vedo nel Partito democratico”. Nel quadro generale della politica italiana il peso della scelta del senatore di Firenze si sente e si sentirà e le conseguenze della nascita di questo nuovo soggetto politico che porta in dote deputati e senatori sarà tutta da valutare. Dove?

Anzitutto nel governo Conte a cui Matteo ha promesso fedeltà almeno fino all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Poi sul Pd e sul suo progetto di essere il partito di sintesi d’identità che vanno dalla sinistra al cattolicesimo democratico anche se il progetto non sembra mai essere veramente decollato. Infine sarà da valutare su Renzi stesso, su coloro che lo hanno seguito in questa nuova avventura e soprattutto sulle idee che saprà mettere in campo.

La storia insegna che gli scissionisti non hanno mai avuto grande fortuna né a destra (qualcuno ricorda Fini o Alfano), né a sinistra (vedi Civati e Fassina). Dopo questa mossa forse ci libereremo almeno della lotta continua tra renziani e antirenziani nel Pd. Il resto è in balia del vento neoproporzionalista che agita la politica italiana. Il ritorno al proporzionale in una futura legge elettorale non potrà che favorire la nascita di tanti nuovi partitini. Renzi viene già dopo Calenda e Toti, appena uscito da Forza Italia. Del maggioritario parlano ormai solo Salvini e Meloni e anche loro hanno le loro convenienze. Se la legislatura durerà forse ci sarà dato di scoprire se, oltre ai partitini e al loro interesse, ci sono anche nuove idee e prospettive per il bene del Paese.

ADRIANO BIANCHI 20 set 2019 09:45