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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 28 apr 2020 09:05

Rileggere il presente

Ci sono comunità che sono ancora molto ferite e che avranno bisogno di tempo per rileggere quello che stanno vivendo e quello che hanno vissuto

Come sarà l'estate dei nostri oratori ma soprattutto come sarà l'estate delle nostre famiglie? Onestamente non mi pare il problema più urgente da affrontare. Ci sono comunità che sono ancora molto ferite e che avranno bisogno di tempo per rileggere quello che stanno vivendo e quello che hanno vissuto.

Prima è doverosa una premessa. In Italia, oggi, non è in gioco la libertà di culto. Se la posizione della Cei guarda all'Italia, dove oggettivamente ci sono zone meno falcidiate dal virus, lo stesso non si può per dire per la Lombardia o per le altre Regioni più colpite. Siamo così certi di essere in grado di aprire le chiese (meglio ricordare che non sono mai state chiuse) alle celebrazioni con il popolo? Siamo così certi di essere in grado di mettere in campo tutti i sistemi di protezione e sanificazione necessari? Abbiamo le risorse, umane ed economiche, per farlo? Siamo in grado di non mettere a repentaglio la vita di altre persone?

Partecipare all'eucaristia anche da casa non significa, però, fare zapping da una trasmissione all'altra ma immergersi nel mistero. 

Così si esprimeva alle soglie della Settimana Santa, l'Abate Generale dei Cistercensi: "La maggior parte dei fedeli deve rinunciare alla comunione sacramentale ed è invitata alla comunione spirituale (per molti popoli in terra di missione è la normale quotidianità, nda). Non dobbiamo dimenticare che la comunione spirituale con Gesù non è tanto l'alternativa alla comunione sacramentale, ma il suo frutto. Dovremmo sempre e ovunque vivere la comunione spirituale con Cristo, la familiarità con Lui, perchè è per questo che ci è donata l'Eucaristia e tutti i sacramenti".

C'è poi un paradosso interessante. Da alcune settimane diciamo, giustamente, che in questa stagione, anche dal punto di vista ecclesiale, abbiamo toccato con mano le tante (inespresse) potenzialità a disposizione, ma allo stesso tempo, davanti a 15/20 giorni di ulteriore stop forzato, siamo pronti ad alzare le barricate per la decisione del Governo. Nel nostro giudizio non possiamo non tenere conto del fatto storico. Non si deve ripartire come se nulla fosse successo. Soprattutto dal punto di vista pastorale.

Possiamo (presbiteri e laici) essere Chiesa lo stesso, anzi forse possiamo essere più Chiesa. Come? Camminando accanto a chi soffre, rileggendo l'esperienza della propria vita (privata e comunitaria) spesso frenetica e piena di ornamenti non necessari. Ci siamo accorti che molto era davvero superfluo. Ci siamo accorti anche, però, dell'importanza di molte cose che prima sembravano scontate. Pensiamo, ad esempio, solo allo strazio di non poter accompagnare per l'ultimo saluto i propri cari. Ci siamo accorti, finalmente, delle tante fragilità che abitano la nostra società. Ci siamo ricordati che nelle Case di riposo ci sono molti anziani e con loro anche la memoria storica delle nostre comunità.

Nelle nostre parrocchie in questo tempo così difficile in molti hanno saputo reinventarsi. Si sono messi in gioco. Hanno imparato nuovi strumenti di comunicazione e hanno continuato a camminare, virtualmente, tra le persone. Come? Con un pensiero al giorno, con la benedizione dei defunti, con la catechesi per i ragazzi, con i pacchi viveri per le persone in difficoltà... Qualcuno, saggiamente, ha colto l'occasione per spiegare online la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica. Qualcuno, saggiamente, ha colto l’occasione per mettere a nudo le distorsioni di un’economia che uccide.

Veniamo ora alla nostra estate. I grest, presumibilmente, se si potranno svolgere, richiederanno numeri esigui. Lo sappiamo. Se si può, è giusto mettere in campo tutte le iniziative possibili. Ma non nascondiamoci: saranno un servizio prezioso per le famiglie, ma non basteranno. È su questo terreno che bisogna incalzare il Governo. Per chi ha la fortuna di avere ancora il lavoro, i congedi parentali non sono sufficienti.  E spesso sono visti dalla maggior parte delle aziende come un privilegio non come un diritto. Dove resteranno i bambini (per la scuola dell’infanzia la data di settembre è una chimera) se non potranno andare a casa dei nonni? Abbiamo la possibilità di ridisegnare il welfare aziendale, di valorizzare lo smart working e la didattica a distanza (se dotiamo le famiglie dei mezzi). Concentriamoci su questo. Oggi è ancora più importante (ma dovrebbe esserlo sempre) non abbandonare chi resta indietro. Dobbiamo ridisegnare il welfare anche a partire dalla nostra capacità che abbiamo avuto di stare vicino alla gente.

Il tempo che stiamo vivendo, se riletto bene, ci può aiutare ad essere sempre di più Chiesa. Forse è ancora presto per capire quanto e come cambieremo, ma questa esperienza ci dice ancora di più di come dobbiamo essere presenti negli ospedali (nei luoghi della gioia della vita e della sofferenza della morte). Lì con gli operatori e con gli ammalati abbiamo molto da dire anche solo con la nostra presenza. Nei luoghi delle fragilità (penso anche alle carceri o alle tante situazioni di povertà) l'uomo ha ancora più bisogno di sentire l'abbraccio di Dio. Camminare con chi soffre è la più grande testimonianza cristiana in un mondo che tende a essere sempre più individualista.


LUCIANO ZANARDINI 28 apr 2020 09:05