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di MARCO MORI 31 ott 2022 09:24

Schiacciati dal pensiero della morte

Mi capita di pensare alla morte con una certa frequenza, complice il mio cognome e il mio mestiere. E lo chiedo: “Tu ci pensi mai alla tua morte?”. Le reazioni sono molto vive, nei gesti e nelle parole. Se chi ho di fronte non scappa, gli faccio notare una cosa: il modo con cui noi facciamo esperienza della morte, perché soprattutto il mondo della comunicazione ne parla ossessivamente, la sbatte in prima pagina, la mostra nella sua crudeltà in una maniera antiumana: le vite spezzate, quelle frantumate, uccise, stuprate, sole, non rispettate, ingannate. Quante volte, oggi, ti hanno già raccontato della morte? Pensaci e contale, ti troverai stupito che ti sono giunte meno notizie di vita. Il punto è qua, raccontato in maniera illuminante da Philippe Ariés: per secoli il nostro approccio alla morte ha difeso la nostra vita. Ci ha insegnato a gustarla, a conservarla, addirittura ad averne coscienza. Se devo morire e lasciare le cose belle della mia vita, allora imparo ad assaporarle ogni volta, a non rovinarle, a conservarle, a goderne la bellezza e la bontà. Così delle cose, del mondo, del creato, degli altri, di noi stessi, di Dio. Se ci percepiamo mortali, siamo al nostro posto, perché pensare alla morte è un diritto dei viventi, esserne schiacciati è anticiparla inutilmente.

MARCO MORI 31 ott 2022 09:24