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di ALBERTO PLUDA 21 feb 2019 16:18

Sicurezza sul lavoro: problema culturale

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L'opinione del Segretario generale della Cisl Brescia

I dati sugli infortuni sul lavoro in Lombardia sono davvero drammatici. Le 119.937 denunce segnalate lo scorso anno dall’Inail (nel Bresciano 16.594 rispetto alle 15.739 dell’anno precedente) e i 163 morti contro i 139 dell’anno precedente (22 nella nostra provincia, tre in più rispetto al 2017), sono la dimostrazione di un abbassamento della guardia negli ultimi tempi in materia di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro. In una società sempre più avanzata e propensa a credere che tutti gli accorgimenti che si mettono in atto sui luoghi di lavoro possano aiutare a cancellare la piaga degli incidenti, i numeri che hanno segnato il 2018 suonano come un preoccupante campanello d’allarme. Non bisogna, però, sottovalutare due aspetti. In una stagione segnata da una fase di rilancio dell’economia dopo anni di profonda crisi, i posti di lavoro che si sono creati sono stati quasi sempre precari, con un impatto negativo sul fenomeno degli incidenti che trova nella precarietà un terreno fertile su cui crescere. Allo stesso modo non bisogna mai dimenticare che le norme relative alla materia pensionistica e previdenziale continuano a esporre, come confermano i dati del 2018, le fasce più anziane dei lavoratori al rischio di incidenti. Cosa fare? Per prima cosa insistere sulla prevenzione e su una vera e consistente formazione. Oggi il mondo del lavoro paga ancora il limite di una scarsa attenzione a questa priorità.

Non ci si può illudere che, sulla scorta delle normative vigenti, poche ore di formazione possano aiutare ad affrontare e gestire al meglio una materia delicata come quella della sicurezza nei luoghi di lavoro. Per questo chiediamo alla politica, al legislatore sforzi per mettere in campo norme che in tema di formazione alla sicurezza nei luoghi di lavoro facciano della formazione permanente un punto cardine della cultura della sicurezza in un mondo come quello del lavoro in rapidissima evoluzione. Non meno importante, poi, è mettere in campo un’attività ispettiva che sia realmente degna di questo nome, dotando le istituzioni preposte a questo delicatissimo ruolo, delle forze e delle risorse necessarie per assolverlo al meglio. Non è, infatti, ammissibile che negli ultimi dieci anni di crisi che i controlli abbiano interessato solo il 5% delle 480mila imprese lombarde, contribuendo forse ad alimentare la convinzione che si possa restare impunti anche non rispettando le norme per la sicurezza e l’obbligo di adeguati o di maggiori investimenti per ridurre l’esposizione ai rischi specifici. Misure più rigide in questo campo, dovrebbero prevedere, a differenza di quanto avviene, sanzioni pesanti per chi non applicate le normative.

C’è un ultimo aspetto che merita una riflessione se veramente si vuole un’inversione di tendenza rispetto ai numeri presentati dall’Inail. Protagonisti attivi della sicurezza nei luoghi di lavoro sono l’imprenditore, i rappresentanti dei lavoratori e il medico competente, chiamato a una valutazione oggettiva delle condizioni all’interno dell’azienda.

Quest’ultimo, per effetto delle norme in vigore, è pagato dall’azienda, esponendolo potenzialmente a una limitazione della sua azione ispettiva. Chiedere alla politica e al legislatore di pensare a norme che eliminino anche questa piccola zona d’ombra è sicuramente fare un passo in avanti importante verso una reale cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro.


ALBERTO PLUDA 21 feb 2019 16:18