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Brescia
di LUCIANO COSTA 30 gen 2020 09:46

Un anno senza mons. Olmi

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Se ne è andato un anno fa, quando mancavano solo due giorni alla festa che più amava, quella di sant’Angela Merici e delle sue “Angeline”, le laiche consacrate che guidava, consigliava e incoraggiava da quando, chiamato a fare il Vicario generale della Diocesi trovò proprio all'ombra della loro casa il luogo ideale per dare concretezza al suo apostolato

Se ne è andato un anno fa, quando mancavano solo due giorni alla festa che più amava, quella di sant’Angela Merici e delle sue “Angeline”, le laiche consacrate che guidava, consigliava e incoraggiava da quando, chiamato a fare il Vicario generale della Diocesi - anno 1981 – trovò proprio all’ombra della loro casa il luogo ideale per dare concretezza al suo apostolato. È passato un anno, ma mons. Olmi non smette di raccogliere gesti d’affetto e di riconoscenza dai tanti che ebbero ventura di incrociare i suoi passi e di ascoltare i suoi consigli. Qualche giorno fa, nel santuario affollato per la festa patronale, qualcuno ancora lo cercava, incapace di rassegnarsi al pensiero della sua more. A quell’assenza, spontanea e convinta, si è così contrapposta la preghiera di suffragio e il ricordo del “vecchio monsignore che spesso se ne stava nell’ultimo banco in attesa di anime in cerca di riconciliazione” era vivo e attuale. Qualche mese prima del suo definitivo distacco lo sentii raccomandare a una devota Angelina di ricordarlo, senza però indulgere alle lodi, per “quel che era piuttosto che per quel che avrebbe potuto essere”. Semplice e schivo, camminava e parlava lentamente: non era un difetto, bensì la certezza di dire tanto e di andare lontano; possedeva, in pari misura, la pazienza del Certosino e il coraggio del contadino: la prima gli consentiva di andare al nocciolo dei problemi senza devastare l’animo di chi, soprattutto i suoi preti, quei problemi se li portava addosso; pregava e invitava chiunque a pregare: nell’orazione trovava conforto e nell’unione delle voci oranti riponeva la certezza che fossero sommamente gradite al cielo; annunciava e spiegava il Vangelo con semplicità e umiltà: le parole più semplici perché tutti potessero intenderle, i gesti più umili perché nessuno si sentisse escluso; era un qualsiasi popolano e popolare, senza però mai venir meno alla sua missione di prete: cittadino tra la gente e con la gente, consacrato per celebrare l’eucaristia, per condividere il pane, per concedere misericordia e regalare a chiunque l’autentica Speranza. Nato a Coccaglio nel 1927, Mario Vigilio Olmi venne ordinato presbitero nel 1950, per oltre 50 anni ha servito attivamente la Chiesa bresciana, rimanendo al fianco dei vescovi titolari fino al 2003. Da allora e fino alla morte, avvenuta il 25 gennaio 2019, non ha mai smesso di esserle vicino, condividendo ansie e speranze con “il popolo delle Angeline”, laiche consacrate e benedette dal Cielo.

LUCIANO COSTA 30 gen 2020 09:46