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di MARIO NICOLIELLO 14 feb 2019 10:09

Un tempo per diventare uomini migliori

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Gli studenti universitari a Brescia superano quota 14mila, ma martedì scorso in Episcopio ce n’erano meno di cento. Pochi ma buoni, ci verrebbe però da scrivere, dopo aver assistito all’incontro tra il vescovo Tremolada e la comunità accademica cittadina

Gli studenti universitari a Brescia superano quota 14mila, ma martedì scorso in Episcopio ce n’erano meno di cento. Pochi ma buoni, ci verrebbe però da scrivere, dopo aver assistito all’incontro tra il vescovo Tremolada e la comunità accademica cittadina. Il presule ha invitato gli studenti presenti che hanno risposto con convinzione e aderito attivamente all’incontro. Una partecipazione quindi spontanea e non spintanea.

Mons. Tremolada ha stimolato la platea sulle ragioni che muovono un diciottenne a iscriversi all’Università: “Soltanto per acquisire competenze in uno specifico campo di interesse, oppure perché intende vivere un tempo e un’esperienza destinata a lasciare il segno nella propria vita?”. Ovvio che i presenti abbiano convenuto sul secondo aspetto, inscenando a più voci un dialogo costruttivo e propositivo. L’auspicio è che l’appuntamento andato in scena in Curia sia stato solo il primo, giacché, vista l’attenzione dei convenuti, la voglia di approfondire sembra esserci. Sparsi qua e là nel mondo ci sono numerosi teenager che vorrebbero frequentare l’università ma non riescono, pertanto gli attuali studenti dovrebbero “essere già grati a qualcuno per il fatto, non scontato, di poter fare questa esperienza”. La cui caratteristica, riprendendo le parole del Vescovo, consiste nell’unicità. Unico è infatti il periodo: gli anni universitari sono irripetibili, non tornano più; sprecarli è inutile e dannoso. Unico è lo sforzo richiesto: lo studio universitario è diverso da quello sperimentato in passato alle Superiori o da quanto verrà vissuto in futuro sul posto di lavoro; consente di gettare le basi del sapere e alimentare il percorso professionale. Unico è il luogo frequentato: le mura delle facoltà sono uno spazio completamente nuovo rispetto al vissuto precedente, un contesto capace di mettere in contatto tra di loro persone completamente diverse. Di conseguenza l’università modella la vita, proponendo diverse tipologie di esperienze, che secondo Tremolada attengono alle sfere della libertà, del pensiero e delle relazioni. Nei banchi universitari si sperimenta la bellezza e si assapora il gusto delle decisioni in autonomia, percependo come nessuno sia in grado di incidere sulla propria volontà e smuovere le proprie posizioni. Ma l’università consente anche di ripetere quotidianamente un esercizio di intelligenza, capace di maturare e crescere attraverso la coltivazione di un pensiero critico, il quale raggiunge l’apice quando si instaura, senza prepotenza, il dialogo con gli altri. Infine gli anni universitari significano relazioni, con coetanei e persone più mature, con colleghi studenti e docenti, ma anche con coloro che rivestono ruoli di responsabilità.

Da queste relazioni possono scaturire amicizie forti e legami indissolubili. Riassumendo, occorre sì studiare molto (altrimenti gli esami non si superano), ma contemporaneamente anche sforzarsi di vivere un’esperienza integrale, destinata a segnare profondamente la propria esistenza. Attraverso lo studio si diventa uomini migliori, ignorarlo sarebbe deleterio. Quindi se competizione deve esserci, che sia sana e leale, vissuta all’insegna del rispetto reciproco. Essere onesti con se stessi e impegnarsi a fondo, e non superficialmente, nell’esperienza di studio contribuisce a tenere in vita quella fiammella che, dopo aver discusso la tesi di laurea ed essere entrati nel mondo del lavoro, potrà illuminare tutta la società.

MARIO NICOLIELLO 14 feb 2019 10:09