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Brescia
di ROSSELLA DE PERI 06 ott 2022 09:18

Valentina e l’ansia

Una persona che pensa di essere ansiosa\fobica si autolimita

Valentina esordisce dicendo: “Sono una persona molto ansiosa, sono piena di fobie”. E, su richiesta, comincia a fare esempi in cui sente che l’ansia la sovrasta e le fobie le impediscono di avere una vita normale. “Ho la fobia dell’ascensore: non prendo mai l’ascensore del mio palazzo”. Poi, dettagliando meglio la situazione, si scopre che quell’ascensore parecchie volte si blocca e sembra non ci sia verso di trovare rimedio.

Poi, Valentina afferma che quando aspetta in coda alla cassa del supermercato le viene l’ansia. La situazione è questa: Valentina si trova, generalmente, in coda alla cassa con i due figli piccoli e il marito. E’ difficile per lei gestire i bambini, cercando di trattenerli vicino al carrello; il marito, invece di esserle d’aiuto, peggiora la situazione perché è molto permissivo. Proponendole di provare ad andare da sola al supermercato, l’ansia alla cassa non si presenta. Il problema allora non è d’ansia, ma di gestione dei figli. “Quando i miei figli hanno la febbre, io ho l’ansia”.

Ci mancherebbe che una madre non sia in apprensione se i figli hanno la febbre: non sarebbe nella norma. Il problema non è l’ansia, ma il livello d’ansia. Un po’ d’ansia è funzionale per affrontare al meglio certe situazioni perché è correlata ad un’attivazione fisiologica che ci dà la possibilità di affrontare con tutte le nostre risorse quella situazione. Se l’ansia però è troppa, ecco che allora vengono messi in atto comportamenti disfunzionali, oltre che a vivere un forte disagio. Pensiamo, ad esempio, al dover affrontare un esame scolastico: se siamo troppo rilassati non ci attiviamo al meglio; se lo siamo troppo, andiamo in tilt. Essere un po’ in ansia va bene, così da poter monitorare al meglio la situazione ed intervenire nel modo più appropriato; se fosse troppa, potrebbe decidere di mettere in atto un comportamento estremo, come ritirare il figlio dalla scuola materna presunta colpevole del contagio. Ciò che accomuna le tre situazioni è vederle come patologiche e convincersi quindi, come Valentina, di essere patologici. Questa è una profezia che si auto- avvera perché noi mettiamo in atto ciò che pensiamo di essere.

Ci si identifica cioè con la patologia che pensiamo di avere e mettiamo in atto comportamenti conseguenti. Una persona che pensa di essere ansiosa\fobica metterà in atto molti comportamenti di evitamento, autogiustificandosi, quando potrebbe invece estrapolare da se stessa molte più risorse. Molto spesso si auto-limiterà. Anche le diagnosi in ambito psicologico\psichiatrico possono imprigionare il paziente nella fotografia di quel momento, mentre bisogna sempre dare la possibilità di un cambiamento.

ROSSELLA DE PERI 06 ott 2022 09:18