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di ADRIANO BIANCHI 02 ago 2019 09:11

Vite nutrite dalla Bellezza

“Abbiamo ancora fame e sete di cielo, d’infinito, di qualcosa di profondo? O siamo completamente saziati dalle cose della terra? Dove trovare la fonte del nostro agire e del nostro impegno a trasformare noi stessi e il mondo?”. Domande forse troppo impegnative per il mese d’agosto, o forse no. Se vi capitasse tra le mani, in vacanza, la lettera “Nutriti dalla Bellezza”...

“Abbiamo ancora fame e sete di cielo, d’infinito, di qualcosa di profondo? O siamo completamente saziati dalle cose della terra? Dove trovare la fonte del nostro agire e del nostro impegno a trasformare noi stessi e il mondo?”. Domande forse troppo impegnative per il mese d’agosto, o forse no. Se vi capitasse tra le mani, in vacanza, la lettera “Nutriti dalla Bellezza”, che il vescovo Pierantonio ci ha consegnato per il nuovo anno pastorale potreste lasciarvi stupire e provocare. Parole, ma anche storie nutrite dalla bellezza, per accendere il desiderio di una vita bella e santa. Ancora una volta la lettera, infatti, ci offre delle testimonianze. “Essere nutriti della Bellezza per me è lasciarsi attrarre da questa”. Così descrive l’eucaristia lo scultore Edoardo Ferrari. Mistero che plasma e ispira il suo lavoro di artista. “Il simbolo che io uso molto nelle mie opere è la piaga del costato di Cristo: è una mia caratteristica. È dall’acqua e dal sangue, che fuoriescono dal costato, che nascono i sacramenti. La mia preoccupazione − continua Edoardo − è quella di riuscire a trasmettere con un linguaggio semplice e contemporaneo il senso di questo mistero che cerco di sentire anzitutto nel mio cuore”. Dall’arte all’itinerario interiore per permettere all’invisibile di farsi visibile. Ma noi siamo ancora attratti da questa Bellezza? “Credo che l’esperienza più grande che possiamo fare accostandoci al mistero eucaristico sia quella di una vita che si trasforma – ci ha raccontato suor Cristiana del Dio vivente – . Lo posso vedere nella mia esperienza e in quella di tante persone che cominciano davvero a cambiare il modo di pensare, e di vivere se vivono l’eucaristia come un incontro vero, vivo. Non è così scontato nemmeno per una monaca di clausura. Richiede una vigilanza appassionata. L’accesso al mistero eucaristico dovrebbe donare agli occhi la possibilità di scorgere quel Dio Bellezza che si presenta anche sotto altre sembianze”. Non solo l’eucaristia trasforma, ma s’irradia e può cambiare la vita e la storia della comunità degli uomini.

“L’impegno sociale e politico ha senso se cambia la realtà − ricorda Pierangelo Milesi, presidente delle Acli − . Questo è interessantissimo perché nell’eucaristia effettivamente già un pezzo di storia, di umanità è trasformata: il pane e il vino si trasformano misteriosamente, ma realmente nel corpo e nel sangue di Gesù. È il compito sociale dei cristiani soprattutto dove la vita delle persone e delle comunità ha preso pieghe ingiuste e storte”. E di storie che rischiano di finire male ce ne sono tante come quelle che incontrano i parroci ogni giorno. Don Gino Regonaschi, commosso, ricorda le parole di un papà di famiglia: “Mia moglie è già sul lettino per abortire e io la prendo per mano, la strattono e dico: No! Da quando vado nella cappella dell’adorazione eucaristica perpetua in parrocchia ho capito che Lui, il Signore, mi ha detto: No, queste cose non vanno fatte”. La bambina è nata, è cresciuta, − dice don Gino − è stata battezzata ed è vivacissima. E ogni volta che vedo questo papà per strada mi dice “È la strada giusta”. Meraviglia e potenza dell’eucaristia, dono della vita di Dio messo nelle mani degli uomini. In primis i preti: uomini modellati dall’eucaristia. “Il momento che a me dice come mi modella l’eucaristia è quando diciamo: Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa... L’eucaristia, – afferma don Dino Capra, sacerdote da 47 anni – proprio perché è rendimento di grazie e stile di vita, non può che farti avvertire la sproporzione tra ciò che Dio ti dà e quello che tu dai a Lui”. Pane, vita, corpo. “Quando ero incinta – dice Luisa, mamma di 6 figli – e il prete diceva “Questo è il mio corpo donato per voi” mi rendevo conto cosa volesse dire avere un corpo che diventa dono per un’altra persona, perché questa possa vivere, crescere. Al di là, però, di questi periodi straordinari, sempre il nostro corpo non ha senso finché non viene donato per gli altri, finché non viene offerto e diventa nutrimento”. Bello! Una lettera appena scritta e da meditare, ma che già vediamo vissuta.

ADRIANO BIANCHI 02 ago 2019 09:11