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di LUCIANO ZANARDINI 10 dic 2021 17:28

Volontari: per chi e per cosa?

Il Premio Bulloni ogni anno riconosce le persone che si dedicano quotidianamente agli altri. Ha il merito di ricordare a tutti anche le tante situazioni di bisogno presenti sul territorio. Sono uomini e donne che hanno speso e spendono la loro vita con generosità per un ideale più grande. Spesso esercitano il loro servizio nell’anonimato. Lontano dai riflettori. Nella Bibbia li chiamano “giusti”, perché, rifacendosi alla tradizione ebraica, sono persone in grado di distinguere il bene dal male, rifiutano l’indifferenza e si assumono le responsabilità, sacrificandosi per gli altri.

E, come fotografa il Censis nel 55° Rapporto sulla situazione del Paese, durante la pandemia un terzo degli italiani si è messo a disposizione gratuitamente per il bene comune. Meritano un plauso perché sorreggono lo stato sociale del Paese. Molti sono anche giovani che si sono affacciati per la prima volta durante l’emergenza e che vanno ulteriormente motivati. Che non vanno persi per strada. Anche se spesso nelle associazioni si fatica non poco a coinvolgere altre persone, forse per il timore di un piccolo ridimensionamento personale. È evidentemente una visione distorta. Nel volontariato si corre il rischio di scivolare nell’egocentrismo della nostra società: “Se non ci fossimo noi, sarebbe tutto finito da tempo”. Quante volte abbiamo sentito parole come queste? Tutto vero. Molte realtà rischiano di scomparire se non si rinnovano. Non bastano braccia e menti per sostenere i progetti, ma servono ore di formazione. Per chi lo facciamo? Per che cosa ci mettiamo a disposizione?

Anche nelle parrocchie si respirano le stesse difficoltà: pochi catechisti, pochi volontari, pochi candidati al consiglio pastorale... Viviamo una fase di stanca, ma rileggere ciò che viviamo non è tempo sprecato. Domandiamoci se quello che mettiamo in cantiere è indispensabile o se forse possiamo orientare meglio le nostre energie sull’essenziale. E proviamo a suscitare un po’ di entusiasmo. Perché non raccontare le storie di chi, nelle comunità, nei gruppi e nelle associazioni, ha scelto di dedicarsi agli altri? Perché non prendere come riferimento anche le figure riconosciute dal Bulloni? Un’unica avvertenza: scegliamo testimoni contenti del loro impegno perché il volontariato fa davvero bene al cuore. “Hoc habeo quodcumque dedi” (Io ho quello che ho donato)come scriveva Seneca nel “De beneficiis”.

LUCIANO ZANARDINI 10 dic 2021 17:28